Il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è il programma con cui il governo intende gestire i fondi del Next Generation Eu, cioè lo strumento di ripresa e rilancio economico introdotto dall’Unione europea per risanare le perdite causate dalla pandemia. Il PNRR italiano prevede sei missioni che comprendono una serie di misure, tra riforme o investimenti economici da effettuare dal 2021 al 2026 in diverse materie, dalla transizione ecologica a quella digitale, dalla sanità alla scuola, dai trasporti alla giustizia.
Il quadro normativo europeo che regola la redazione dei PNRR, la loro attuazione e l’invio di risorse è definito dal regolamento Ue 2021/241.
Il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è il programma con cui il governo intende gestire i fondi del Next Generation Eu, cioè lo strumento di ripresa e rilancio economico introdotto dall’Unione europea per risanare le perdite causate dalla pandemia. Il PNRR italiano prevede sei missioni che comprendono una serie di misure, tra riforme o investimenti economici da effettuare dal 2021 al 2026 in diverse materie, dalla transizione ecologica a quella digitale, dalla sanità alla scuola, dai trasporti alla giustizia.
Il quadro normativo europeo che regola la redazione dei PNRR, la loro attuazione e l’invio di risorse è definito dal regolamento Ue 2021/241.
Oltre al regolamento europeo, lo stato italiano ha adottato una propria governance del PNRR, costituita da una serie di organi e di norme istituite ad hoc per portare a compimento nei tempi previsti gli interventi in agenda. Il quadro inizialmente introdotto dal governo Draghi con il decreto legge n. 77/2021 è stato poi integrato dall’esecutivo a guida Meloni, mentre il decreto legge n. 173/2022 ha introdotto la figura di ministro del Pnrr, ruolo attualmente ricoperto da Raffaele Fitto, che ha anche le deleghe per gli affari europei, il sud e le politiche di coesione.
Tutti i bandi del PNRR che riguardano direttamente gli enti locali saranno pubblicati entro il 30 giugno 2022.
Sono ben 37 miliardi e 610 milioni di euro i finanziamenti del PNRR che potrebbero interessare il Terzo Settore.
Oltre al regolamento europeo, lo stato italiano ha adottato una propria governance del PNRR, costituita da una serie di organi e di norme istituite ad hoc per portare a compimento nei tempi previsti gli interventi in agenda. Il quadro inizialmente introdotto dal governo Draghi con il decreto legge n. 77/2021 è stato poi integrato dall’esecutivo a guida Meloni, mentre il decreto legge n. 173/2022 ha introdotto la figura di ministro del Pnrr, ruolo attualmente ricoperto da Raffaele Fitto, che ha anche le deleghe per gli affari europei, il sud e le politiche di coesione.
Tutti i bandi del PNRR che riguardano direttamente gli enti locali saranno pubblicati entro il 30 giugno 2022.
Sono ben 37 miliardi e 610 milioni di euro i finanziamenti del PNRR che potrebbero interessare il Terzo Settore.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Ministero della Cultura si inserisce nella Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo), Componente 3 (Turismo e Cultura 4.0). Gli interventi previsti, in conformità con gli obiettivi e i principi trasversali del Piano, intendono ristrutturare gli asset chiave del patrimonio culturale italiano e favorire la nascita di nuovi servizi, sfruttando anche la partecipazione sociale come leva di inclusione e rigenerazione, con l’obiettivo di migliorarne l’attrattività, l’accessibilità (sia fisica che digitale) e la sicurezza, in un’ottica generale di sostenibilità ambientale. Le misure si basano su un modello di governance multilivello e prevedono una forte cooperazione tra attori pubblici.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Ministero della Cultura si inserisce nella Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo), Componente 3 (Turismo e Cultura 4.0). Gli interventi previsti, in conformità con gli obiettivi e i principi trasversali del Piano, intendono ristrutturare gli asset chiave del patrimonio culturale italiano e favorire la nascita di nuovi servizi, sfruttando anche la partecipazione sociale come leva di inclusione e rigenerazione, con l’obiettivo di migliorarne l’attrattività, l’accessibilità (sia fisica che digitale) e la sicurezza, in un’ottica generale di sostenibilità ambientale. Le misure si basano su un modello di governance multilivello e prevedono una forte cooperazione tra attori pubblici.